Le diverse civiltà che si sonno succedute nel corso dei millenni sono caratterizzate dal fatto di insediarsi in uno specifico luogo della terra, di possedere un linguaggio ricco e articolato, un sistema omogeneo di credenze religiose, di costumi morali e tradizioni popolari e, soprattutto, di una specifica conformazione di riti, miti e simboli in grado di rappresentare, attraverso l’arte l’anelito dell’anima individuale e collettiva per la bellezza e la verità.
La storia narra il passaggio dalla civiltà assiro-babilonese a quella sumerica, dalla civiltà egizia a quella greca, dalla civiltà romana a quel fenomeno di civilizzazione dei costumi morali e religiosi che si diffonde in tutta Europa e poi nelle americhe per effetto del cristianesimo. Fino all’avvento del monoteimo giudaico esiste una mitologia sostanzialmente simile che si tramanda di civiltà in civiltà. Cambiano i nomi delle divinità ma il significato simbolico non cambia, rimane immutato, a testimoniare che l’inconscio collettivo della stirpe umana rimane inalterato per almeno 3 - 4000 anni. I racconti mitologici e le immagini archetipiche da cui derivano resistono al tempo ciclico segnato dalle stagioni e dal movimento delle stelle e dei pianeti, fino a quando avviene il passaggio dal pensiero analogico-simbolico capace di elaborare i miti e comprendere i simboli, al pensiero logico-razionale, evento a cui si allude in forma allegorica nel racconto del peccato originale contenuto nella Genesi. Da allora l’umanità esce dal giardino dell’Eden, dalla memoria semantica dove le immagini, i simboli, i segni e i sogni contavano più delle parole e dei contratti, e si afferma la civiltà greco-romana che riesce a saldare le due forme di pensiero, mantenendo il collegamento con la dimensione sacra pur esercitando un dominio fondato sulla ragione politica, la razionalità degli strumenti idonei a governare e la tolleranza dei diverse credenze religiose. E’ in questo frangente che la storia non registra la presenza di una civiltà gemella a quella greco-latina, forse per il fatto di essere protetta dalla conformazione del territorio, abitato dalla stessa popolazione da almeno 5000 anni. Come accade in quella latina, la civiltà veneta dispiega fino in fondo la struttura dei miti greci al punto da rappresentarli sia nei rituali che nell’espressione artistica, a dimostrazione dell’esistente di un comune “gene culturale” che legittima l’ipotesi di una civiltà greco-veneta. Il primo a definire ufficialmente il territorio della civiltà gemella, chiamando Venetia, fu Ottaviano che nel 42 a.C, in accordo con gli stessi veneti, delimita i confini della X Regio Venetia et Histria. I confini del territorio non sono decisi casualmente. ma ricalcano il territorio abitato dai paleoveneti dal II millennio A. C.. Caso unico tra i popoli che abitavano la parte settentrionale della penisola, agli antichi Veneti è possibile attribuire una precisa cultura materiale e artistica, ampiamente documentata dai reperti archeologici ritrovati nel loro territorio di stanziamento, definito morfologicamente dall’arco alpino a Est, dal confine retico appena sopra Bolzano, dal fiume Oglio e dal lago d’Iseo a Ovest e dal fiume Po a Sud. E’ proprio sulla foce del Po a quel tempo arretrata di almeno 50 km rispetto a quella attuale, che giunge intorno all’ 800 a.C. un primo nucleo di coloni provenienti dalla Grecia, o dalle isole adriatiche. Dalla fusione dei due ceppi genetici nasce Este che sarà promotrice del culto dei morti e dell’educazione della gioventù nelle scuole e palestre come avveniva a Sparta e Atene. La leggenda narra che anche la fondazione di Padova, avvenuta nello stesso periodo di Este, fosse dovuta allo sbarco del mitico Antenore in prossimità degli Euganei; ma l’aspetto più interessante non è quello di legittimare l’effettivo influsso della cultura ellenica, quanto constatare che il seme della coscienza greca, fondata sulle immagini archetipiche proprie del pensiero analogico-intuitivo, si mantiene latente nell’inconscio collettivo dei Veneti fino a dare forma, in prossimità dell’anno mille, a un modello di pensiero etico - mitologico che ispirerà la Repubblica Veneziana. La civiltà veneta non si ravvisa nella una realtà socio-politica in continuo mutamento, drasticamente stravolta dall’invasione dei longobardi del 568 che manda in frantumi in delicato equilibrio che teneva insieme l’impero romano - bizantino, ma dalla capacità di conservare quel seme epigenetico che si manifesterà in seguito nell’elaborazione dei riti e delle celebrazioni, e nella scelta dei simboli e delle leggende provenienti anche dalla cultura bizantina, a cui rifarsi per cementare una identità quanto mai dispersa e frammentata dalle invasioni barbariche. In seguito all’ occupazione longobarda di buona parte del territorio che porta alla progressiva migrazione delle popolazioni romaniche provenienti dalla caduta di Aquileia, verso l’area costiera e la laguna, avviene un secondo evento fondamentale per legittimare la continuità del pensiero analogico intuitivo che caratterizzava il pensiero greco e successivamente bizantino.
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MONOGRAFIE VENETEGli aspetti della cultura veneta che meritano di essere approfonditi e conosciuti ArchiviCategorie |